Recensione: "Carve the mark" di Veronica Roth

Titolo: Carve the Mark - I predestinati (Carve the Mark saga #1)
Genere: Young Adult SCI-FI/ Distopico
Data di pubblicazione: 17 gennaio 2017
Autrice: Veronica Roth
Editore: Mondadori 

Sinossi 
In una galassia lontana, dove la vita degli uomini è dominata dalla violenza e dalla vendetta, ogni essere umano possiede un "donocorrente", ovvero un potere unico e particolare, in grado di determinarne il futuro. Ma mentre la maggior parte degli uomini trae un vantaggio dal dono ricevuto in sorte, Akos e Cyra non possono farlo. Al contrario, i loro doni li hanno resi vulnerabili al controllo altrui.   Cyra è la sorella del brutale tiranno Shotet Ryzek. Il suo donocorrente, ovvero la capacità di trasmettere dolore agli altri attraverso il semplice contatto fisico, viene utilizzato dal fratello per controllare il loro popolo e terrorizzare i nemici. Ma Cyra non è soltanto un'arma nelle mani di un tiranno. La verità è che la ragazza è molto più forte e in gamba di quanto Ryzek pensi.   Akos appartiene al pacifico popolo dei Thuve, e la lealtà nei confronti della famiglia è assoluta. Quando lui e il fratello vengono catturati dai soldati Shotet di Ryzek, l'unico suo pensiero è di riuscire a liberarlo e a portarlo in salvo, costi quel che costi. Quando poi viene costretto a entrare a far parte del mondo di Cyra, l'ostilità tra i loro due popoli sembra diventare insormontabile, tanto da costringere i due ragazzi a una scelta drammatica e definitiva: aiutarsi a vicenda a sopravvivere o distruggersi l'un l'altro. 

Cosa ne penso


LA ROTH COSTRUISCE UN UNA GALASSIA PER MOSTRARCI COME TRASFORMARE IL DOLORE IN RISORSA


Nel 2011, con il libro d’esordio Divergent, a soli 22 anni Veronika Roth è rimasta in vetta alla classifica di USA TODAY’s per tre settimane, primato che ha raggiunto anche con Allegiant, il terzo capitolo della saga, senza contare un eccellente secondo posto per il volume centrale, Insurgent. 
Ciò per sottolineare come questa autrice, seppur giovanissima, abbia delle ottime idee e sia bravissima nel raccontarle. 


Carve the Mark è il primo romanzo di una duologia young adult  sci-fi,  con quel tocco di distopia che evidentemente rimane caro a Veronica. Questa nuova prova sorprende per la creatività meticolosa delle ambientazioni, emoziona con una trama originale, ma soprattutto convince per il suo significato e per la capacità magistrale della Roth di dar vita a personaggi completamente sviluppati, pensanti e materici.  

La narrazione si svolge in una galassia affascinante, composta da 9 pianeti-nazione, regolamentati da "un’Assemblea" democratica che ne gestisce i rapporti commerciali e legislativi. 
Ciò che unisce ogni pianeta è la "Corrente” che anima tutto il sistema stellare a e scorre nelle persone rivelandone il “donocorrente”, un potere che reagisce e si manifesta in base alla personalità di ogni individuo. 

La storyline principale copre un lasso temporale di tre anni, è raccontata in prima persona dai protagonisti e si svolge prevalentemente su Thuvhe, l’unico pianeta abitato da due distinte popolazioni in lotta tra loro. I thuvheisti hanno una struttura sociale più “avanzata” e democratica. Gli Shotet, invece, appartengono ad un gruppo originariamente nomade, mantengono vive molte tradizioni tribali e sono oppressi da un governo totalitario che è teso alla conquista dell’intero pianeta. 
 l'astronave per il "Soggiorno" 
si appresta a decollare da Thuvhe.
Immagine presa dal web e liberamente ispirata dalla lettura.
L’ambientazione, pur essendo meravigliosamente ricca, è comunque chiara e gestibile dal lettore, grazie anche al glossario presente al termine del volume. L’autrice completa ulteriormente il suo universo tratteggiando due linguaggi e accordandoli ai tratti distintivi delle popolazioni. Sentiremo scorrere le parole dei “Thuvheisti”, scivolose come il ghiaccio sul quale hanno costruito la loro civiltà e inciamperemo nelle pronunce secche della lingua Shotet, dura come il suo popolo e polverosa, come quel lato del pianeta. 
Da sinistra: Phita, pianeta acquatico, Othyr il pianeta caldo più vicino al sole, Zold il pianeta che in determinati periodi dell'anno si riveste della polvere dei fiori di campo.
Immagine presa dal web e liberamente ispirata dalla lettura. 
Questa storia coinvolge tre famiglie predestinate da una profezia ad essere in lotta, ma come ci è noto, il destino può sempre rivelarsi in modo inatteso.

“ Tutti avevano un futuro, ma non tutti avevano un fato; o almeno questo è quanto amava affermare sua madre. Solo alcuni rami di specifiche famiglie “predestinate” avevano i fati, che si manifestavano nel momento della nascita a tutti gli oracoli di tutti i pianeti. Contemporaneamente.
Eijeh, Cisi e Akos avevano ciascuno un proprio fato”.

La Roth rientra in quella contemporanea e fortunata corrente narrativa in cui, anche nel genere fantastico, l’area grigia prevale sui contrasti netti, dove l’essenza del “giusto” e  dello “sbagliato” assorbe  i toni relativi dal mondo reale.

<< Pretendi di dividere le persone tra due estremi. Buone o cattive, affidabili o inaffidabili>> risposi. << Lo capisco. Così è più facile. Ma non è così che funziona la gente>>.

Vedremo la crudeltà, ma anche la nobiltà spirituale degli Shotet e capiremo perché Ryzec sia diventato ciò che è. 

“Raccogliamo la saggezza di ogni pianeta e la facciamo nostra” aveva detto Otega, accovacciandosi accanto a me durante la lezione. “E nel far questo, mostriamo agli altri quel che c'è di buono in loro. Li riveliamo a loro stessi.”

Dove c’è una ragione per essere malvagi e una giustificazione per chi è debole, può finalmente esistere chi trasforma gli ostacoli in risorse; ed è questo a cui assisteremo se seguiremo l’avventura di Akos e Cyra, Di Eijeh e Ryzec
La Roth utilizza nuovamente il fantastico, l’altro dal vero, per indagare la realtà. In un’intervista rilasciata recentemente alla NPR essa sottolinea come il poter lavorare dentro ad un contesto immaginario, le consenta di approfondire problematiche concrete, talvolta esasperando i concetti per renderli più potenti e chiari al al lettore.
Se nella saga Divergent lo spunto iniziale è nato dal vissuto dell’autrice e da come stesse affrontando un percorso per superare l’ansia gli attacchi di panico, la tematica centrare di questo romanzo è il dolore, come questo possa limitare le potenzialità delle persone e come sia difficile poter trovare qualcuno in grado di comprendere la sofferenza altrui, sia fisica che psicologia. Ma anche come, attraverso il dolore, si possano ricavare gli strumenti per crescere e diventare più forti, anche del male stesso. 

"I fiori del silenzio"
Immagine presa dal web e liberamente ispirata dalla lettura. 
“Il dono” dissi, “sta nella forza che la maledizione mi ha dato.” E questa nuova risposta fu come lo sbocciare di un fiore del silenzio, lo schiudersi dei suoi petali. “Posso sopportalo. Posso sopportare il dolore, posso sopportare qualunque cosa.”
  
Tutti i personaggi reagiscono a in modo completamente diverso al dolore, ed è interessante come l’autrice sia riuscita a sviluppare in modo così approfondito tante diverse personalità. 

Cyra è dolorosa come “un attizzatoio rovente”, ma incarna anche il “potere e le possibilità” perché è “capace di fare il bene e il male in egual misura”.  Akos rappresenta la perseveranza, intesa anche  come forza della disperazione. Eijeh è l’allegoria della debolezza e Ryzec, beh:

“Uomini come Ryzec Noavek non nascevano; venivano costruiti. Ma il tempo non poteva viaggiare a ritroso. Così come era stato costruito, doveva essere distrutto.”

Come se fosse una rivisitazione in chiave moderna di Star Wars, questo libro è un viaggio da affrontare ad occhi ben aperti. Allacciate le cinture di sicurezza  e partite per un “soggiorno” in un universo che saprà stupirvi con svolte impreviste, perché l’animo umano contiene un'intera galassia che merita di essere esplorata. 



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