Recensione "Il principe prigioniero" di C. S. Pacat

Il principe prigioniero 
di C. S. Pacat 
(Captive Prince Vol. 1)

Trama

Damen è un guerriero e un eroe per il suo popolo, nonché il legittimo erede al trono di Akielos. Ma quando il fratellastro si impadronisce del potere, Damen viene catturato, privato del suo nome e spedito a servire il principe di una nazione nemica come schiavo di piacere. 
Bellissimo, manipolatore e pericoloso, il suo nuovo padrone, il principe Laurent di Vere, rappresenta tutto il peggio della corte di quel paese. Ma all’interno di quella letale ragnatela politica niente è come sembra, e quando Damen si trova, suo malgrado, invischiato nelle macchinazioni per il raggiungimento del potere, è costretto a collaborare con Laurent per sopravvivere e salvare la sua casa. Per il giovane condottiero, a quel punto vige una sola regola: non rivelare mai, in nessun caso, la propria identità, perché l’uomo da cui dipende è anche colui che, più di chiunque altro, ha motivo di odiarlo…

La mia opinione

Forse avrei dovuto intuire già dal titolo che questo libro non era nelle mie corde, tuttavia era stato inserito nella categoria “storico fantastico” e la trama sembrava abbastanza intrigante. Ma quello che ho trovato è stato un libro in cui la maggior parte della trama consiste in una serie di abusi fisici, sessuali e psicologici da parte di un protagonista nei confronti dell'altro. Ma questo non è neanche l'unico problema.
Partiamo dal world building. All'inizio del libro è presente una mappa, che fa sperare in un'attenta costruzione dei regni che esistono e della loro politica. Tuttavia, dopo un intero libro, l'unica cosa che sappiamo di queste culture è che Akielos e Vere sono nazioni nemiche (questa informazione è presente nella sinossi) e conosciamo i loro usi e costumi riguardo alla schiavitù e alla sessualità.
Solo per chiarezza, in tutte e tre le nazioni la schiavitù è legale, l'unica differenza è che a Vere gli schiavi vengono trattati senza molti riguardi, mentre a Akielos e Patras (considerati i “buoni” da Damen, il protagonista) gli schiavi sono sottomessi e contenti di avere un padrone che li tratta bene. Come se questo lo rendesse accettabile.

«Mi… hanno sempre insegnato che il compito di uno schiavo è sacro. Che onoriamo i nostri padroni attraverso la sottomissione e in cambio loro onorano noi. Ci credevo. Ma quando mi hai detto che ti hanno mandato qui come punizione, ho capito che per gli abitanti di questa terra non c’è onore nell’obbedienza, e che la condizione dello schiavo è qualcosa di cui vergognarsi.»

Sembra quasi che l'autrice abbia voluto inscenare una parodia di rapporto BDSM, con tanto di collane ingioiellate e guinzagli e pinze per capezzoli d'oro. Ma, a differenza di un rapporto BDSM, in cui entrambe le parti sono adulte e consenzienti, qui stiamo parlando di schiavi a cui è stata sottratta ogni libertà e pensare che possano provare attrazione, o addirittura innamorarsi, dei loro padroni è, oltre che sconcertante, anche poco credibile.
Inoltre, a Vere è vietato avere figli fuori dal matrimonio, quindi i nobili sono costretti ad avere “prediletti” del loro stesso sesso. E se la cosa all'inizio mi ha fatto ridere, poi mi sono resa conto che in questo libro tutte le relazioni omosessuali sono tra schiavo e padrone, mentre le uniche legittime sono tra un uomo e una donna sposati, ed ero meno divertita.
Passiamo ai personaggi. Damen tutto sommato non è malaccio. Fa tutto ciò che deve per sopravvivere e per aiutare altri schiavi che sono stati catturati insieme a lui. È costretto a scendere a compromessi e obbedire, ma non si lascia piegare né spezzare. E, soprattutto, non si lascia raggirare dalle briciole di pietà che di tanto in tanto Laurent gli lancia, bensì tiene bene a mente la sua natura crudele e manipolativa.

Non si sentiva incline a nessuno slancio affettivo negli confronti del principe. Non era il tipo da credere che le sofferenze inflitte con una mano potessero essere assolte dalle carezze dell’altra… sempre ammesso che si fosse trattato di una carezza. E non era nemmeno così ingenuo da credere che Laurent stesse agendo spinto da un impulso altruistico. Se lo avesse fatto, sarebbe stato per qualche sua ragione personale e contorta. Se lo avesse fatto.

Però poi mi cade sulla questione della schiavitù, perché per lui “aiutare” gli schiavi non significa “liberarli”, bensì “fare in modo che abbiano un padrone che li tratti bene.” E anche il fatto che ripeta in continuazione che trova attraente Laurent solo per i suoi capelli biondi è un tantino fastidioso.
Laurent, il coprotagonista, è sadico e apparentemente incoerente nelle sue azioni. Il lettore, facendo due più due, riesce anche a intuire cosa sia successo per farlo diventare così, tuttavia questo non può assolutamente giustificare il suo comportamento. Essendo solo il primo libro, non so se sia possibile per lui redimersi, di certo in questo momento non faccio il tifo per lui e Damen. Tuttavia una parte di me è curiosa di sapere come l'autrice abbia sbrogliato la situazione nei seguiti. Mi verrebbe l'ulcera se Damen semplicemente dimenticasse quello che gli è stato fatto, ma non avendoli letti non posso giudicarlo. Sta di fatto che tutti gli abusi che ha fatto subire a Damen (non direttamente per mano sua, ma per suo ordine, neanche fosse un'attenuante) sono per me imperdonabili.
Viene trattato anche il tema della pedofilia e questo, perlomeno, sembra anche essere l'unico limite che Laurent non è disposto a superare (e da qui partono le speculazioni).
Per quanto riguarda la trama, i primi 2/3 del libro girano intorno alla nuova condizione di schiavo di Damen e ai continui tentativi di Laurent di spezzare il suo spirito, e solo nell'ultimo terzo ci si ricorda che anche la situazione geopolitica doveva essere uno dei temi di questo libro. Niente colpi di scena sconvolgenti, però. Macchinazioni e tradimenti sono abbastanza scontati.
L'unica nota positiva è la scrittura fluida, che si fa leggere velocemente. L'equilibrio tra dialoghi e descrizioni è ben bilanciato. Nulla di eccelso, ma comunque piacevole.

Punto di vista: terza persona, POV di Damen
Sensualità: Nulla di sensuale, ma pornografico e degradante. Niente romance
Caratteristiche: dark, scialbo, scontato
Stile narrativo: scorrevole
Tipo di finale: aperto

13 commenti

  1. Ognuno ha le proprie opinioni, ci mancherebbe, quindi rispetto ciò che hai scritto! Ci tengo però ad esporre anche le mie, perchè secondo me il titolo e la trama erano abbastanza chiari su quello che ci sarebbe stato all'interno del libro: alcuni temi non sono adatti a tutti ed ognuno secondo me dovrebbe essere consapevole dei propri gusti, anche se a mio parere qui sono trattati con delicatezza ed eleganza, confronto ad altri libri considerati 'dark', e leggendo tutta la trilogia si intuisce che non saranno superati con leggerezza.
    Io ho colto molto di più riguardo la cultura di Akielos e Vere, così come ho intuito riga dopo riga che la geopolitica era presente, sempre, anche se sì, sarà più sviluppata nei prossimi libri. Ovvio, ognuno percepisce, forse, in modo diverso. :-)
    Però riguardo la schiavitù, vorrei dire che anche in passato era legale e reale, così come i cortigiani ed ogni altro tipo di servitù, e purtroppo sì molti erano contenti di avere un padrone che li trattasse bene... Questi concetti sono tangibili e presenti nei libri di storia (in questa trilogia Akielon è ispirata alla grecia antica), ma perchè no, anche in telefilm come Spartacus, se proprio non vogliamo parlare di studi, dove vediamo persino alcuni schiavi liberati che volevano tornare alla loro vita di prima piuttosto che essere liberi (persino uno dei protagonisti, prima di diventare un combattente come gli altri). Ci sta che non piaccia come argomento, assolutamente, anzi. Però -purtroppo- esisteva, quindi non mi trovo d'accordo sul suo non essere credibile.
    Per quanto riguarda Damen, non posso spoilerare, ma se qualcuno è cresciuto in una società che considera alcuni concetti accettabili, secondo il mio parere non può cambiare idea in due pagine ;)
    Non posso dire nulla riguardo "l'imperdonabilità" di Laurent, perchè è effettivamente un'opinione molto soggettiva, così come altri aspetti di questa trilogia che ovviamente ripeto non è adatta a tutti. Vero è che non possiamo apprezzare tutti le stesse cose :-)
    ciao, Patty

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  2. Io sono una blogger. Parlo di libri, ma non di tutti i libri. Ho questa regola che seguo che dice che un buon lettore sa sempre cosa NON leggere, e questo libro l'ho letto e anche recensito.
    Se Il Pricipe Prigioniero è stato nelle mie corde?
    Sì.
    Lo è stato talmente tanto che ho letto il resto della saga in lingua, che pur avendo l'ebook ho comprato il cartaceo.
    Lo è stato così tanto che l'ho consigliato alle mie amiche, così tanto che ci ho persino aperto una pagina su FB.
    Sono quindi dell'opinione opposta rispetto a questa recensione.
    Non sto qui a disquisire sui generi (dark o no, anche se non è dark, proprio per niente), piuttosto sono qui a invitare a sentire anche altre campane e non a sotterrare così un libro.
    I blog hanno questo potere.
    Mi rendo conto che l'ambientazione particolare, la corte di Vere con i suoi usi e costumi lussuriosi, a primo acchito faccia pensare che Il Principe Prigioniero sia una sorta di Cinquanta Sfumature MM. Non lo è.
    Ma voglio dire che la schiavitù è storia, Sparta e Atene docent.
    Ho letto l'intera trilogia e questo primo libro non è che la punta di un iceberg che si scontrerà con il lettore nei seguiti, riducendolo in una poltiglia incredula e tremante, perché gli intrighi di corte, le macchinazioni, i giochi politici, le vendette, ma anche i sentimenti calpestati, usati, venduti e svenduti, provati dai protagonisti lo getteranno nel più profondo disagio.
    E Laurent e Damen sono fenomenali.
    Se si ama il genere fantasy, stile GoT e Il dardo e la Rosa, a cui per certi versi posso avvicinare la saga della Pacat, io darei una possibilità a questo libro.
    Ovviamente se si ritiene che possa essere nelle proprie corde.
    Questo è quello che avevo da dire, nel rispetto di tutte le opinioni.

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    1. Ma questo discorso vale per qualsiasi romanzo recensito sul blog. Non credo che le persone prendano come dato di fatto le opinioni altrui! (Ragazze, non fatelo mai!) Questa è l'opinione personale di Julia, ognuno deve poi farsi la propria se interessata ad un certo romanzo. Io l'ho escluso a priori perché non nelle mie corde ;)

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    2. Guarda, io non leggo MAI le recensioni altrui. Ho letto questa perchè ho visto un commento a questa recensione nel gruppo che mi ha davvero fatto arrabbiare: LO DEPENNO. Così, perchè aveva letto la recensione, che è chiaramente di una persona che si è trovata davanti a un prodotto che non si aspettava e che ha letto a fatica, non azzeccando il genere e parlando di pornografia e sostenendo che la storia sia degradante, senza considerare che 1) è un fantasy 2) la schiavutù è addirittura storica e non un'invenzione della Pacat, e 3) i due protagonisti non si innamorano l'uno dell'altro.
      Credo che ci voglia molta onestà quando si fa una recensione, perchè quello che uno scrive resta scritto e viene letto.

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    3. Bisognerebbe sapere il motivo per cui quella persona ha scritto "lo depenno", magari pensava fosse un fantasy storico diverso, più soft ed è per quello che ha scelto di depennarlo. Non credo che abbia preso per oro colato una recensione, dai!
      Considera poi che Julia legge quasi esclusivamente fantasy, e pure M/M, quindi non è che ha scelto questa lettura a caso, pensava proprio di avere tra le mani un romanzo diverso, immagino.

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  3. Ammetto che non è un romanzo per tutti e ha più chiavi di lettura. Rispetto l'opinione e la sensibilità di Julia. Personalmente trovo che quello che succede, che sarebbe inaccettabile in un contemporaneo, sia perfettamente credibile nel contesto storico che l'autrice ha creato. Un contesto che ricorda quello di Sparta e dell'antica Grecia, dove vinceva la legge del più forte e la promiscuità sessuale era all'ordine del giorno, così come la pedofilia era considerata accettabile.
    Visto in questa prospettiva, ecco che uno schiavo che viene frustato non suscita più disgusto. Forse indignazione, rabbia, ma non disgusto, perché beh... era questo che succedeva agli schiavi, quando disubbidivano al padrone.
    Così come va ricordato che Damen vive in una società sessualmente aperta, lui stesso aveva schiavi di piacere, di conseguenza è il primo a considerarla una pratica normale. Il fatto che ora sia dall'altra parte della barricata, però, lo porta a interessanti riflessioni.
    Insomma, è un libro che ha più strati e che sicuramente non consiglio ad anime candide e romantiche, ma non è nemmeno un guazzabuglio di abusi e violenze senza senso, a mio modesto parere. :)

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  4. Mi trovo d'accordo con Patty, Alexandria e Alice. Rispetto l'opinione di chi ha recensito, tuttavia anche io ritengo che titolo e sinossi spiegassero molto bene a cosa si andava incontro ;) Credo che sia un libro che va capito, con tutti i suoi dettagli nascosti, non per tutti, ma come già detto dalle altre è necessario anche inserirlo nel contesto storico a cui l'autrice si è ispirata... è un fantasy storico sì, infatti non ho trovato nulla di così lontano dalla realtà di certi passati e certe culture, anzi ho visto anche di peggio: solitamente se qualcuno diventa 'schiavo di piacere' come scritto nella sinossi proprio su amazon, in alcuni libri viene anche usato dal padrone, in tutti i sensi XD
    Ma questo non è quel genere di libro, quindi onestamente definirlo pornografico e degradante mi sembra eccessivo e ai limiti dell'offesa (parere mio :) ). Poi ognuno lo percepisce come sente, ovvio, ma personalmente ho trovato che affrontasse invece temi pesanti in modo davvero elegante e delicato, con le scene più cruente che non vengono descritte esplicitamente: quindi ben lontano dai vari dark o bdsm (contro cui non ho nulla perchè li leggo e spesso). Inoltre tutte questi temi affrontati sono inseriti nel libro non per 'piaceri kinky' di autrice e lettori, ma piuttosto perchè nei 3 libri sono analizzati psicologicamente e utilizzati per descrivere gli stati d'animo di chi li ha dovuti affrontare e superare :) Alcuni vengono anche condannati, non accettati, però al momento giusto. Questo primo libro non è che un inizio, una presentazione, un'aprire le porte a qualcosa di molto più grande e profondo, nel mondo che è stato costruito, nella sua politica, ma anche tra i due protagonisti, che assicuro non supereranno tutto a "tarallucci e vino", tutt'altro XD
    Tutto il resto lo hanno già detto le altre, ovviamente anche io non voglio giudicare chi ha scritto nè fare cambiare idea a nessuno, solo ci tenevo a dire la mia ^^

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    1. Io non l'ho letto, quindi non posso dare un mio parere personale alla lettura.
      Rileggendo la trama, però, non mi aspetterei qualcosa di così crudo come descritto da Julia. Un pochino magari si, ma non così tanto, ecco.
      In ogni caso penso che questo romanzo dividerà le lettrici un po' come accade con i dark romance, c'è chi li ama alla follia e li osanna e chi li evita come la peste ... Questione di gusti e sensibilità.

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    2. Forse abbiamo sensibilità diverse, non saprei, ma come abbiamo scritto io ed altre, non ci sono scene esplicite nè così crude come descritte in questa recensione, infatti... sempre considerando il contesto in cui siamo e il realismo della trama. Per questo motivo ci ho tenuto tanto a dire la mia, perchè mi sembrano informazioni proprio diverse da quelle che ho letto io tra le pagine. E in questi casi è anche costruttivo confrontarsi, credo :) Io sono solo una lettrice, ma come dicevo leggo tantissimi dark e bdsm e questo non lo considero tale.
      Però chiaramente come dici tu va benissimo che divida i lettori, e che ognuno dica la propria ;) grazie per la risposta!  

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    3. Pensa che io invece i dark e bdsm li evito a prescindere. C'è una delle mie autrici preferite che ha scritto un dark, ma ancora non riesco a convincermi a leggerlo. Magari in futuro, non lo so!
      Comunque lo scambio di opinioni lo trovo positivo, è bene sentire più punti di vista per le interessate al romanzo!

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  5. Ho appena finito il libro ma non mi ritrovo con nessuna parola scritta in questa recensione che tra l'altro, a mio avviso,è altamente fuorviante per un lettore.
    Per iniziare, come già detto in precedenza, la schiavitù non se l'è inventata la Pacat, ma è un fattore storico reale. È anche chiaro che Damen, avendo sempre vissuto in un contesto dove la schiavitù è una cosa normale, non possa vederla come una cosa sbagliata e priva di senso.
    Inoltre, tu dici che il protagonista mostra apprezzamento solo per i capelli biondi di Laurent, ma è anche normale: fino all'ultima parte del libro non ha nient'altro su cui basarsi e da apprezzare se non il lato esteriore di Laurent. All'inizio può vederlo solo nella prospettiva in cui Laurent gli si mostra: quella del suo carnefice.
    Ma è anche questo il bello, personalmente odio i libri dove i sentimenti dei protagonisti cambiano come banderuole al vento, dove si assiste a cambiamenti caratteriali ingiustificati che neanche nelle peggiori soap opere potremo mai vedere.
    La crescita di Laurent e Damen è vera, graduale, la fiducia che ne consegue andrà guadagnata e non sarà indolore.
    Le trame politiche e di potere sono presenti, ma aprono solo la strada per i libri successivi, avrebbe avuto davvero poco senso giocarsi tutte le cartucce all'inizio.
    Infine questo libro è davvero tutto tranne che dark, ci sono alcune scene che potremmo considerare forti ma nulla che non si possa evincere dalla lettura della trama (io parlo per me, ma se penso che un libro non sia nelle mie corde non mi prendo neanche la briga di leggerlo).
    Concludo dicendo che merita davvero la pena di essere letto e di attendere febbraio per la pubblicazione del secondo capitolo.

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  6. Io il libro l'ho letto e ho letto parte del secondo in lingua originale prima di accantonarlo, momentaneamente, per cause di forza maggiore.
    Leggendo questa recensione mi viene spontaneo dire che certe persone prima di mettere mano alla tastiera e vomitare pensieri a ruota libera dovrebbero informarsi. Ho letto parole come "BDSM" quando nel libro non c'è nulla di BDSM. Ed è evidentissimo che l'autrice di questa recensione non sappia cos'è il BDSM perché se lo conoscesse saprebbe che il BDSM non è guinzagli o pinze d'oro sui capezzoli, ma è un mondo con mille sfaccettature. In questo libro si parla di schiavitù, che non ha nulla a che vedere con il BDSM, ma è un fatto storico e documentato. E qui mi riallaccio alla visione semplicistica che si ha di Damen nella recensione; vorrei ricordare che per un principe/sovrano di un regno dove la schiavitù è all'ordine del giorno, con usi e costumi particolari, che non poteva essere altrimenti il pensiero di Damen sugli schiavi, altrimenti sarebbe stato incoerente.
    "Mi verrebbe l'ulcera se Damen semplicemente dimenticasse quello che gli è stato fatto". Ecco, l'ulcera ha appena dilaniato il mio di stomaco. Anche qui la poca conoscenza è un male a cui è difficile sopravvivere. Se anche la cosa potesse risultare all'apparenza poco credibile, chi siamo noi per dettare regole in merito alla psicologia umana (che sia libresca o reale)? A parte il fatto che per tutto il libro, per quanto Damen rivaluti Laurent in certi punti, è evidente che non dimentica nulla di quello che gli ha fatto, ma la "Sindrome di Stoccolma" è un fatto documentato da persone che si possono fregiare di titoli per farlo e invece sono qui a leggere una recensione piena di psicologia spicciola.
    In sintesi, la mia opinione è che prima di leggere libri, recensirli e stroncarli perché non sono nelle proprie corde, bisognerebbe allontanarsi dalle pagine di romanzi e da Wikipedia e informarsi sulle cose da qualcuno che ne ha le competenze.
    Prima dei romanzi sono stati scritti saggi. Comprateli!

    Stefano.

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    1. La Sindrome di Stoccolma difatto è documentata come una sindrome, non qualcosa di positivo, ma assolutamente qualcosa che accade proprio per non affrontare il trauma subito. Mi spiace che per una recensione la lettrice del blog debba sentirsi apostrofare in questo modo. Chi siamo per giudicare la psicologia umana? Siamo umani e la psicologia e i suoi meccanismi sono sempre gli stessi, per questo ci sono storie credibili e storie che non lo sono. Vedi te se dopo violenze varie una persona si innamorerebbe del suo carceriere. La risposta è no. Quando dite che la schiavitù non l'ha inventata l'autrice non capite che è ancora peggio ed è un'aggravante. La schiavitù è stata una piaga delle società antiche, una cosa terribile, per cui dire che lo schiavo o la schiava si innamore del padrone che ha tolto loro tutto dall'identità alla faniglia agli averi alla dignità è profondamente offensivo. Sono dati oggettivi, mi spiace. Il libro vi piace? Vi piace leggere questa storia? Nessuno ve la toglie, ma in questo libro c'è scritto nero su bianco che uno schiavo abusato (che abusava a sua volta, dato che crede che "trattare bene gli schiavi" basti a perdonare la schiavitù) si innamora del suo abusatore, per cui è poco realistico e offensivo, basterebbe prendere in mano un libro di Storia o appunto di Psicologia.

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