Recensione: "L'ultima profezia" di Liz Jensen

"L'ultima profezia" 
di Liz Jensen

La Trama:
Durante un'impietosa estate di caldo biblico e tempeste, la maggior preoccupazione di Gabrielle Fox è quella di ricostruire la propria carriera di psicologa dopo un terribile incidente d'auto. Ma quando le viene assegnato il caso di Bethany Krall, un'adolescente psicopatica che ha ucciso la madre e vive rinchiusa in un manicomio criminale, Gabrielle inizia a pensare di aver compiuto un tragico errore. E ha ragione: la sua giovane paziente non è una semplice assassina. Nelle sue allucinazioni c'è qualcosa di inquietante, di orribilmente reale: Bethany può vedere, molto prima che accadano, catastrofi che si stanno per abbattere sul pianeta, piccole apocalissi che andranno a comporsi, nel tempo, in un misterioso disegno finale dal quale nessun tentativo di fuga, nessun possibile esodo sembrerà poterci salvare. Eppure, quando Gabrielle se ne rende conto, nessuno le crede. Ci sono profezie troppo spaventose perché le si possa prendere anche solo in considerazione, e l'unica cosa che le resta da fare è portare via con sé Bethany, in una disperata corsa contro il tempo... 

Il mio commento:

Quando si dice che la lettura non conferma le tue aspettative ecco,  è esattamente quello che mi è successo con questo titolo. Sinceramente lo potrei definire in diversi modi ma thriller proprio no!.
L’inizio non è stato neppure male e i personaggi principali mi avevano abbastanza incuriosita:  Gabrielle la psicologa,  immersa nel disperato tentativo di ridare un senso alla sua nuova vita da persona paralitica e Bethany la ragazzina  paziente, così angosciosamente inquietante. Fin da subito è chiaro il coinvolgimento dell’adolescente fuori di testa nella morte della madre e andrebbe anche bene,  se tutto il thriller non  facesse spostare l’attenzione su un’unica cosa: le visione catastrofiche sulla fine del mondo di Bethany. Crederle non crederle? Dubbio risolto in poco tempo dalla stessa Gabrielle (d’altronde le date parlano chiaro). Accanto al loro rapporto (l’unica parte interessante),  ruotano altre figure poco approfondite fra tutti  Frazer , messo lì giusto per dare vita a una storia sentimentale con la psicologa. A tutto ciò aggiungiamo uno stile di scrittura a tratti noioso, che non è stato capace di trasmettermi quelle sensazioni necessarie per potermi  sentire minimamente  coinvolta nelle vicende dei protagonisti. Colpi di scena praticamente assenti. Ho trovato tutto davvero esageratamente scontato: dal ruolo avuto dai genitori di Bethany, al finale davvero troppo troppo prevedibile, solo Gabrielle poteva non capirlo. Un  “thriller” di cui poter fare tranquillamente a meno .


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