di Renée Ahdieh
(The Wrath and the Dawn #2)
Trama
Shahrzad
è stata la moglie del califfo del Khorasan. Era giunta nella sua
dimora con lo scopo di vendicare la morte di altre fanciulle andate
in sposa a lui.
Poi il suo piano è saltato, Khalid non
è infatti il mostro che tutti credono. È un uomo tormentato dai
sensi di colpa, vittima di una potente maledizione. Ora che è
tornata dalla sua famiglia, Shahrzad dovrebbe essere felice, ma
quando scopre che Tariq, suo amore d’infanzia, è alla guida di un
esercito e sta per muovere guerra al califfo, la ragazza capisce che
deve intervenire se vuol salvare ciò che ama. Per tentare di evitare
una sciagura, spezzare quella maledizione, ricongiungersi a un uomo
di cui ora scopre di essersi innamorata, Shahrzad farà appello ai
suoi poteri magici, a lungo rimasti sopiti dentro di lei…
La mia opinione
«Dov’è il tuo
cuore, Shahrzad al-Khayzuran?». In una stradina nei pressi
del suk. In una notte di oblio.
Nella promessa di un domani.
Nella promessa di un domani.
La Rosa del Califfo è una degna
conclusione per la duologia della Ahdieh, magica ed evocativa
quanto il primo volume. Ma se con La Moglie del Califfo non
sapevo cosa aspettarmi e ho trovato un capolavoro, la forte
anticipazione per questo seguito ha fatto sì che ne restassi
leggermente meno impressionata. Forse perché ho apprezzato
maggiormente lo sbocciare di un amore che sembrava impossibile,
piuttosto che la risoluzione di una guerra.
L’inizio appare
un po’ lento: subito dopo la fine del primo libro, con la città di
Rey distrutta dalla tempesta e il regno del Khorasan sull’orlo
della guerra, ritroviamo i nostri protagonisti costretti ad essere
lontani l’uno dall’altra a causa della maledizione. Tuttavia
questo ci permette di vedere le loro interazioni con i personaggi
secondari. In particolare ho apprezzato molto l’approfondimento
della sorella di Shahrzad, Irsa, e le interazioni tra le due, così
diverse. Inoltre, Shazi deve rispondere delle proprie azioni davanti
a Tariq il quale, ancora convinto che Khalid sia un mostro, non
comprende come i sentimenti di Shahrzad possano essere così mutati.
Lei si ritrova quindi circondata da persone che le sono ostili
e di cui non può fidarsi, persino i suoi amici e familiari.
È compito suo, quindi, trovare il
modo per spezzare la maledizione e salvare il suo amore e il suo
regno. Deve evitare la guerra ad ogni costo e, per far ciò, si deve
affidare ai poteri ereditati da suo padre e liberarsi delle sue
paure.
Lassù, Shahrzad
inseguiva il vento.
La terra e il cielo avevano cessato di esistere.
Lassù, Shahrzad era davvero senza limiti.
La paura non l’avrebbe più assoggettata. Mai più.
La terra e il cielo avevano cessato di esistere.
Lassù, Shahrzad era davvero senza limiti.
La paura non l’avrebbe più assoggettata. Mai più.
Se le ambientazioni da mille e una
notte sono diminuite, è aumentata invece la componente fantasy, che
entra più nel vivo, senza però essere mai del tutto chiarita. È
difficile capire con esattezza come operi questa magia, quali sono i
suoi limiti e le sue regole.
Tuttavia Renée Ahdieh se la cava
decisamente meglio con la componente romance e misteriosa,
piuttosto che con l’azione o la magia in sé. Per questo forse
avrei voluto vedere più interazioni tra Shazi e Khalid. Ma quelle
presenti sono decisamente da far girare la testa. Khalid è un
uomo di poche parole, ma sa esattamente come farle valere. È
protettivo, ma senza opprimere Shahrzad; è irascibile, ma sa fare un
passo indietro e controllarsi se la situazione lo richiede. E più di
ogni cosa è implacabile.
No. Non era arrivato
laggiù per vendicarsi, la vendetta era insignificante e vuota.
No. Non era arrivato laggiù per riprendersi sua moglie – sua moglie non era una cosa che andava ripresa.
No. Non era arrivato laggiù per negoziare una tregua, perché avrebbe voluto dire scendere a compromessi.
Il re-fanciullo era arrivato laggiù per scatenare un incendio.
No. Non era arrivato laggiù per riprendersi sua moglie – sua moglie non era una cosa che andava ripresa.
No. Non era arrivato laggiù per negoziare una tregua, perché avrebbe voluto dire scendere a compromessi.
Il re-fanciullo era arrivato laggiù per scatenare un incendio.
Quello che più ho apprezzato è la
presa di potere da parte delle donne. Shahrzad è una donna
forte, intelligente e sì, anche testarda. Irsa mette da parte il suo
atteggiamento da topolino impaurito per trovare un coraggio che non
sospettava neanche di avere, e tenere testa a situazioni che prima
l’avrebbero terrorizzata. Anche Despina e Yasmine avranno la loro
occasione per brillare.
Lo stile della scrittrice è
assolutamente unico, la poesia delle sue parole capace di far
sognare, senza mai appesantire la storia. È una lettura che si
apprezza meglio gustandola lentamente, soppesando le singole frasi.
Come molti dei retelling degli ultimi
anni, solo il primo libro ha una struttura narrativa che è
riconducibile al racconto originale, per poi venire ampliato o
addirittura stravolto da un susseguirsi di eventi che il lettore non
si aspetta. L’ideale sarebbe ritrovarsi in una situazione ancora
più avvincente della prima, ma la mia impressione è stata che ne La
Rosa del Califfo l’autrice si sia limitata a tirare i fili
sciolti che erano rimasti dall’intreccio del primo libro per
poterli chiudere in fretta.
Colpi di scena non ne mancano. Un paio
di volte sono rimasta a bocca aperta, per quanto riguarda tradimenti
del tutto inconcepibili eppure perfettamente logici. Ma alla fine,
tutto sembra risolversi in modo un po’ troppo convenientemente,
persino i problemi che inizialmente sembravano insormontabili.
La mia opinione di questo libro si basa
soprattutto sul riflesso di quello precedente, ma è innegabile
che sia una duologia assolutamente da non perdere.
«Sii l’inizio e la
fine, Shahrzad al-Khayzuran.
Sii più forte di qualunque cosa intorno a te.
Fa’ che tutti i nostri numerosi sacrifici non siano vani.»
Sii più forte di qualunque cosa intorno a te.
Fa’ che tutti i nostri numerosi sacrifici non siano vani.»
Punto di vista: Multiplo, terza persona.
Sensualità: Scene implicite, appena accennate.
Caratteristiche: Misterioso, magico, romantico.
Stile narrativo: Poetico, descrittivo ma non pesante.
Tipo di finale: Lieto fine.
Ciao!
RispondiEliminaBellissima recensione, io ho letteralmente adorato questo libro nonostante nel primo avessi odiato Shazi oltre ogni dire. Invece qua si è moderata, è rimasta tosta e coraggiosa, ma decisamente più sopportabile. E poi Artan, ah, ho seriamente adorato Artan! E il rapporto tra Khalid e Shazi? Niente, solo meraviglie e deliri entusiasti *^*
Puoi leggere la mia fintissima intervista-recensione a Renée Ahdieh cliccando qui!
Un abbraccio e ancora complimenti per questa recensione, ciao!