di Danielle Paige
(Stealing Snow #1)
Trama
Snow vive nell’istituto psichiatrico
di massima sicurezza di Whittaker da quando è solo una bambina. Ora
ha sedici anni e un’unica certezza: lei non è pazza. È
prigioniera. Lo sente nel suo cuore, nei suoi sogni, e ne è più che
sicura quando guarda negli occhi Bale, il miglior compagno di
sventure che le potesse capitare. Nel momento in cui Snow lo bacia,
però, accade qualcosa di terribile: Bale cade in stato catatonico e
scompare all’interno di uno specchio stregato. Senza di lui Snow
non ha più certezze, né motivi per restare. Aiutata da un’amica,
fugge dalla sua prigione. Più veloce che può, più lontano che può,
oltre i cancelli dell’ospedale. Qui incontra Jagger, un ragazzo
misterioso che promette di aiutarla a salvare Bale. Snow accetta di
seguirlo e in quell’istante il mondo attorno a lei cambia. Sotto i
suoi piedi il terreno si trasforma in ghiaccio, e tutto diventa neve
e magia. Jagger l’ha portata ad Algid, un regno incantato sul cui
trono siede un tiranno sanguinario. Così, in un mondo condannato a
un eterno inverno, Snow si troverà a combattere per l’amore e la
giustizia. Diventerà ladra, strega e spia, disposta a tutto pur di
trovare una risposta alla domanda che più la spaventa: chi è lei
davvero?
La mia opinione
Questo libro dovrebbe essere il
retelling della fiaba “La Regina delle Nevi” di Hans
Christian Andersen. Non ho letto tale fiaba, ma dopo aver finito di
leggere il libro sono andata a cercarne una sinossi per capire a cosa
si fosse ispirata l'autrice. A una prima occhiata, si direbbe che le
due storie abbiano solo pochi punti in comune.
«Non sei pazza, Snow.
È solo che ti hanno mentito.
Tu non sei cattiva, hai
la magia. La tua non è una maledizione, è un dono.
Sarò anche un
bugiardo, ma non ti mentirei mai su questo.»
Snow è ricoverata in un ospedale
psichiatrico sin da quando, da bambina, aveva cercato di
“attraversare” uno specchio ferendosi gravemente. L'unica persona
che le stia veramente vicino è Bale,
anche lui ricoverato fin da piccolo a causa della sua piromania. Ma
da quando lo ha baciato, Bale è cambiato: lui le ha spezzato il
polso e da quel momento si è rifiutato di parlarle. Ad un certo
punto, tuttavia, Snow inizia ad avere strani sogni in cui un
ragazzo misterioso la invita a trovare il regno oltre l'Albero e a
riscoprire i suoi poteri. Allo stesso tempo Bale viene rapito
e trascinato attraverso uno specchio. Snow scappa quindi
dall'ospedale alla ricerca dell'Albero e del ragazzo misterioso,
Jagger, che la conduce ad Algid, un regno devastato da un
inverno perenne causato da un re malvagio. Qui Snow scoprirà una
verità sconvolgente su se stessa e sua madre, che le farà
rivalutare la sua intera esistenza. Nella sua ricerca di Bale, Snow
troverà, oltre a Jagger, altri personaggi che potrebbero aiutarla,
ma di cui non può neanche fidarsi ciecamente: la Strega del Fiume
che la guiderà alla scoperta dei suoi poteri, l'affascinante Kai
e la sua amica/sorella Gerda, Margot e la sua banda di ladre. E se
anche una profezia rivela che Snow potrebbe essere la salvezza o
la condanna di Algid, lei non vuole averci niente a che fare. Ma
evidentemente è impossibile resistere al proprio destino.
La premessa di questo libro appare
decisamente interessante, ma nella realtà parecchi aspetti lasciano
molto a desiderare e, per una maggiore chiarezza, li elenco
numerandoli.
Per prima cosa, l'impressione che ho
avuto sullo svolgimento di questa trama è che sia un'accozzaglia di
microstorie differenti, attaccate assieme come i pezzi del mostro
di Frankenstein senza una reale giunzione tra loro. Si parte dal
periodo passato all'ospedale psichiatrico, poi l'incontro con Jagger
e la scoperta di Algid, dopo ancora il periodo passato con la strega,
Kai e Gerda, poi Jagger e le ladre e infine lo scontro finale che
chiude (più o meno) il libro. Non è un continuum ma ci spostiamo
per balzi e per ogni balzo cambiano completamente l'ambientazione, i
personaggi coinvolti e gli obiettivi della nostra eroina (a parte il
filo conduttore della ricerca di Bale).
In secondo luogo, troviamo una serie
di non-sense particolarmente
fastidiosi. Ad esempio l'internamento stesso di Snow, che
chiaramente non soffre di alcuna malattia mentale, per un incidente
avuto quando aveva sei anni.
Dubito fortemente che le ventunesimo
secolo, negli USA, vengano rinchiusi in un ospedale psichiatrico dei
bambini, senza una perizia psicologica adeguata, in cui l'unica
terapia è la somministrazione di pillole e senza che ai bambini
venga fornita un'istruzione. Tutta questa background-story
è decisamente improbabile.
Un altro punto a sfavore è la
rappresentazione bidimensionale e irrealistica delle malattie
mentali: uno è matto perché crede di saper volare o di
viaggiare nel tempo, quindi lo rinchiudiamo e lo imbottiamo di
farmaci. Problema risolto.
Il terzo punto a sfavore, che è anche
un clichè per i libri di questo genere, è la protagonista
assolutamente inconsapevole dei propri poteri che dopo due giorni e
mezzo di addestramento diventa potentissima e inarrestabile.
Anche se ci sono casi in cui questo aspetto non dà particolarmente
fastidio, questo non è uno di quelli.
Quarto: i colpi di scena degni di
una soap opera. Però forse è una cosa voluta, visto che Snow
nel suo monologo interiore continua a fare riferimento a una soap che
guardava quando era internata?
Quinto: il triangolo amoroso che
diventa un quadrato. Anche qui, esistono autrici che riescono a
gestire divinamente multipli interessi amorosi, rendendoli
intriganti, confondendo il lettore che si immedesima nella
protagonista e si sente lacerato da queste scelte e non sa da che
parte stare. Ne “La ladra di neve”, esistono tre pretendenti:
l'amico d'infanzia Bale, che si vede poco ma la cui impresa di
salvataggio è il filo rosso dell'intera vicenda; il misterioso
Jagger, che la trascina in questo mondo, e lo scontroso Kai il quale,
almeno all'apparenza, odia Snow. E nessuno, nessuno, dei tre è
riuscito a catturare il mio interesse. Sono personaggi piatti
che, oltre agli aggettivi che ho menzionato, non vengono approfonditi
affatto. Eppure Snow è affascinata da tutti e tre istantaneamente
e, quando uno è presente, sembra che gli altri due spariscano.
Sesto: anche se sono i personaggi che
mi sono piaciuti di più, Kai e Gerda sono praticamente inutili ai
fini della trama. Solo dopo ho scoperto che i protagonisti della
fiaba La Regina delle Nevi erano due bambini chiamati appunto Kay e
Gerda. Ma in questo libro lo spezzone dedicato a loro due potrebbe
benissimo essere tagliato senza influire affatto nello svolgimento.
Magari concentrandosi di meno su questi dilemmi sentimentali, la
trama fantasy ne avrebbe giovato.
Settimo: world building? Non
pervenuto. Come è strutturato il regno di Algid? Come funziona?
È un mondo fantasy contemporaneo o storico? Non basta una misera
descrizione di un regno ghiacciato dagli alberi dai colori strani e
con l'aurora boreale per poter vivere un'ambientazione.
Ottavo: emozioni forti? Non
pervenute. Non ho pianto, non ho riso, non ho provato tensione.
Dei personaggi mi importa ben poco, non sono riuscita a empatizzare
con loro.
Nono: lo stile narrativo, poco
descrittivo. Si legge in maniera fluida ma allo stesso tempo non
invoglia granché a continuare.
Passiamo ai punti positivi,
perché messa così sembra quasi che sia il libro peggiore dell'anno.
Non è affatto così.
Come storia è originale, non si
trovano in giro molti retelling di fiabe come La Regina delle Nevi, e
questo già di per sé è una ventata di freschezza. Ci sono molti
elementi chiave del fantasy che si intrecciano: la scoperta di
poteri magici, una profezia, una lotta per il trono, tradimenti.
Credo che il grosso peccato de “La
Ladra di Neve” sia di essere un libro mediocre in un genere già
saturo di letture decisamente migliori che lo fanno sfigurare.
È stata comunque una lettura piacevole
e poco impegnativa.
Punto di vista: Prima
persona, Snow
Sensualità: Zero
Caratteristiche:
Leggero, adolescenziale
Stile narrativo: Scorrevole
Tipo di finale: Aperto,
primo di una trilogia
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