Nella sala stampa di Bookcity, al Castello Sforzesco, io e una quindicina di altre blogger siamo state invitate ad un'intervista speciale a Scarlett Thomas per discutere del suo ultimo libro, Dragon's Green, primo volume di una nuova saga fantasy per ragazzi.
Ringrazio Antonella Sarandrea e la Newton Compton per questa opportunità.
- Nel tuo romanzo, a parte l'ovvio pensiero rivolto ad Harry Potter, ci ho trovato diversi altri pilastri della mia infanzia: La trilogia di inchiostro, la storia infinita… quindi mi chiedevo quale fosse il tuo background per aiutarti a scrivere un libro così.
Quando ero una ragazzina leggevo di tutto: Enid Blyton, che magari non era tanto adatta a quell'età, Diana Wynne Jones, T. H. White... Ero una divoratrice di libri: andavo in biblioteca e qualunque libro trovassi lo prendevo. Ne ho letti così tanti che faccio fatica a ricordarli. Leggevo qualsiasi libro che parlasse di magia. Quindi è un background molto vasto.
- Ogni tuo romanzo riesce a differenziarsi dagli altri, anche per quanto riguarda la fascia di età. Questa volta è rivolta ai bambini, come mai?
Quando arrivò l'idea per il libro era molto in crisi, stavo male, ero sempre molto stanca. E, durante un lungo viaggio in macchina con il mio compagno, arrivai in un luogo chiamato Dragon's Green e pensai che fosse un nome bellissimo. Quindi gli dissi che se, mai avessi scritto un libro per bambini, lo avrei intitolato in quel modo. Lui mi chiese se ne avessi l'intenzione e io risposi di no, perché era era l'ultima cosa che avessi in mente di fare. Mi sono sempre considerata una romanziera che scrive libri seri per adulti, ma in realtà nella mia mente si stava già formando il libro. Avere la possibilità di fare l'esatto contrario di quello che avevo fatto fino ad allora mi ha fatto sentire molto più libera. Mi ha anche consentito anche di prendere decisioni fondamentali per la mia vita.
- Come hai fatto a caratterizzare tutti i personaggi e a quale sei più affezionata o che ti suscita più emozioni?
Non sapevo all'inizio che il libro avrebbe avuto 5 personaggi principali. Ho iniziato pensando ad Effie, che per certi aspetti è me, quando spero di essere più coraggiosa e di poter vivere delle avventure. Poi con Max, in cui bontà e oscurità vanno di pari passo: mi piaceva l'idea che l'oscurità non fosse necessariamente una cosa negativa. Poi è arrivata la guaritrice Lexi. Wolf all'inizio è un po' un bullo, ma è anche molto leale e coraggioso. E lo sto approfondendo molto ora che sto scrivendo il terzo libro.
Amo Raven: lei è cresciuta in un ambiente più benestante, è figlia di una scrittrice. E qui si va un po' nella metafiction. A mano a mano che ne scrivevo uno era il mio preferito, ma non posso dire di amarne uno più degli altri. Ora che sto scrivendo i seguiti si stanno delineando altri personaggi, come ad esempio il gatto Nettuno che ama mangiare gli uccellini.
- I rapporti che i personaggi hanno con le loro famiglie saranno risolti nei prossimi libri?
Questi rapporti diventeranno più complessi con lo sviluppo della storia: ogni personaggio ha la sua famiglia e ogni famiglia ha i suoi segreti, soprattutto per quanto riguarda Effie e il mistero della sua madre scomparsa la notte del terramoto, il padre che odia la magia e la morte misteriosa del nonno. Poi c'è Lexi con sua zia e il suo legame con la Gilda, e Raven che ha solo sua madre e non il padre, e scopriremo chi fosse e cosa facesse il padre di Max, se era un mago dell'Altrove. Sono nella scrittura del terzo e sto pensando di scriverne sette o otto, quindi andrò molto in profondità per quanto riguarda le singole famiglie.
- Rispetti sempre la tua scaletta o, mentre stai scrivendo, un personaggio ti dice che non non deve andare così, che deve comportarsi in un'altra maniera?
Tutti quanti dicono che, durante la scrittura, i personaggi tendono a prendere il sopravvento e, magari, la gente tende a non crederci. E invece succede. Sono continuamente sorpresa da quello che succede nella scena. Può darsi che miri verso un determinato punto nella trama, ma non è che abbia ben chiaro su come tutto si debba svolgere. Nella scena metto qualche personaggio un più e poi lascio spazio all'improvvisazione e che siano i personaggi a dirmi dove devono andare.
-Se potessi essere l'ultima lettrice ed entrare in un libro vivendone l'esperienza, quale libro sceglieresti?
Il Maestro e Margherita.
- Durante i ringraziamenti parli di una ragazza, Molly, che ha letto il tuo romanzo e dici che ad un certo punto ti ha fatto una domanda su Max e il suo carattere. Sono curiosa: qual'era questa domanda?
Nelle prime stesure, il personaggio di Max non era stato ancora sviluppato pienamente. Non avevo ancora sviluppato precisamente il linguaggio nell'ambito fantasy che intendevo usare. Max doveva essere definito “un ladro”. Non avevo ancora sviluppato tutti i diciannove “caratteri” [N.d.t.: Kharacters, categoria in cui sono suddivisi gli utilizzatori della magia] è Molly ha appunto domandato: ma lui è un ladro? E io mi sono resa conto che dal punto di vista dei bambini questo non era un concetto positivo, quindi poi è diventato “un mago”, cambiando in parte la struttura del libro.
- In un'intervista che hai rilasciato, ho letto una frase che mi ha colpito sulla responsabilità dell'autore nei confronti del lettore: “è un conto mentire agli adulti, un conto mentire ai bambini”. Cosa vedi del nostro mondo nei tuoi libri e qual è il tuo nuovo rapporto con la magia?
In effetti sì, ho detto quella frase, “è un conto mentire agli adulti, un conto mentire ai bambini”, anche se io comunque evito di mentire anche agli adulti. Quello che faccio è una magia realistica. Mi piace la magia e la fantasia, ma in ogni caso tutto deve essere realistico e vero da un punto di vista emotivo.
È questo che mi piace: prendere questo mondo fantasy e metterci delle cose del mondo reale. Potrei parlarne per ore e ore ma è meglio che mi fermi qua.
- Quanto è voluto che il libro abbia più livelli di lettura? Insomma, è adatto ai bambini perché è fantasy, ma c'è anche molta metaletteratura. Quanto è voluto questo strizzare l'occhio ai lettori più adulti, anche con questi riferimenti ironici al mondo delle letteratura, alle Edizioni Fiammifero, alla madre scrittrice e via dicendo?
Una caratteristica di tutta la saga è che tutti i cattivi vengono dal mondo dell'editoria. [Ride] Ci saranno anche dei bibliotecari. Magari più avanti potrei inserire delle blogger malvagie [Ride]. È intenzionale il fatto che venga letto a vari livelli. Mi piacciono i libri che possono essere letti quando sei bambino, adolescente e adulto e trovare a ogni rilettura qualcosa di diverso. Non mi piace invece quando giocano o fanno scherzi poco piacevoli ai lettori, inserendo battute che non possano essere capite dai più giovani. Il libro ideale è quello che ti compensa a vari livelli ogni volta che lo leggi.
- Come scegli i nomi dei tuoi personaggi?
A volte mi vengono così dal nulla, magari sotto la doccia. Nel terzo libro, in cui scrivo molto di insegnanti di scrittura creativa malvagi, è venuto fuori il personaggio di John Peacock o il gatto Nettuno. A volte uso un libro di nomi propri, e vado su una pagina a caso. È un libro che utilizzo da quando ho iniziato a scrivere, nel '97.
- Perché un bambino dovrebbe leggere questo libro, oltre al fatto che è fantasy?Ai bambini dà forza pensare di poter essere speciali, di avere una capacità speciale, qualcosa in cui sono particolarmente bravi. Un'altra cosa che ho scoperto incontrando i bambini nelle scuole inglesi (e penso sia la stessa cosa per quelli italiani) è che, se chiedi a un bambino se si offrirebbe volontario per prendere il posto di un suo amico che sta per essere divorato da un drago, tutti rispondono di sì. Anche se non sono sicura che questa sia una cosa positiva da insegnare. [ride]
- Qual è la tua giornata tipo da scrittrice?
Non scrivo ogni giorno. Mi piacerebbe molto ma ho scoperto che più successo hai, meno tempo hai per scrivere. Inoltre sono professoressa di scrittura creativa per Letteratura Contemporanea all'università del Kent, quindi sono parecchio impegnata. La mia giornata da scrittrice è passata prevalentemente a riflettere: penso alla trama, butto giù idee. Ma quando inizio a scrivere mi immergo completamente. Perché è una cosa che mi piace tantissimo fare. Sto seduta alla mia scrivania a scrivere e poi rileggo. E, so che questa cosa non sembrerà poi così entusiasmante, però poi a metà giornata cerco di fare qualche esperimento magico. E una controllata a Instagram ogni tanto.
- C'è mai stato un suo studente in particolare a cui ha voluto dedicare un personaggio per mandargli un messaggio?
I miei studenti leggono tutti i miei libri, quindi mi beccherebbero subito e finirei nei guai. Sono molto rigida con i miei personaggi quindi non mi consento di ispirarmi a personaggi reali. Ma leggerete alcuni miei studenti: Gonzalo Garcia sta per pubblicare il suo primo libro. Vedo me stessa come la signora Beathag Hide, la tremenda insegnante all'inizio libro. Io cerco di spaventarli a morte.
- Come scrittrice, lettrice e insegnante, quali sono le caratteristiche che non possono mancare in un romanzo?
Verità, umorismo, complessità e filosofia.
L'evento: Stregata dal Fantasy.
Scarlett Thomas tra Harry Potter e Fahrenheit 451
Con Scarlett Thomas e Alessandra Tedesco
Alessandra: Benvenuti a tutti alla presentazione di questa nuova saga. Se qualcuno ha letto il programma dell'evento, avrà notato il titolo: da Fahrenheit 451 a Harry Potter. Il libro ha molto a che fare con la magia e quindi è lampante il collegamento con Harry Potter, mentre Fahrenheit 451 è meno popolare tra i giovani. Quest'ultimo è stato scritto negli anni '50 e vi si immaginava un futuro in cui era vietato leggere e possedere libri. Una squadra aveva il compito di bruciare tutti i libri e chi li possedeva li nascondeva. Questa nuova saga ha in comune questo amore per i libri. La protagonista Effie, di 11 anni, vive in una situazione famigliare particolare: ha perso la madre nel Terramoto (non è un refuso), ma ha un bellissimo rapporto con il nonno che ha qualche relazione con la magia. Iniziamo parlando di lei. Come ti è venuto in mente il suo personaggio?
Scarlett: Innanzitutto grazie per essere venuti qui a Bookcity.
L'idea de “Il drago verde” mi venne un giorno d'estate, durante un lungo viaggio in macchina, quando sulla mappa vidi un luogo che si chiamava Dragon's Green. All'epoca ero impegnata con libri molto seri e non stavo molto bene. E vedendo questo nome sulla mappa pensai che questo nome sarebbe stato perfetto per un libro di bambini. Il mio compagno mi chiese se avessi intenzione di scrivere un libro per bambini e io risposi di no. Ma nello stesso momento l'idea di questo libro con protagonista Effie iniziò a formarsi nella mia mente. E quando hai a che fare con un libro per bambini è normale pensare alla magia e ai draghi.
Alessandra: Quindi questo luogo, Dragon's Green, esiste sul serio?
Scarlett: Sì, è un luogo reale: è un piccolo paese nel sud dell'Inghilterra con una piccola zona verde.
Alessandra: Visto che, quando i libri hanno successo, i lettori si appassionano anche ai luoghi, gli abitanti di Dragon's Green ti hanno ringraziato per aver fatto arrivare un certo afflusso di turisti?
Scarlett: Sì, credo ci sia stato un piccolo interesse per questo paese. Sfortunatamente mi sono dimenticata di avvisarli che stavo usando il nome della loro città per il titolo del libro e se ne sono resi conto solo leggendo un articolo di giornale, ma ne sono stati molto felici: mi hanno scritto una email ringraziandomi e, se tornerò sul posto, probabilmente mi offriranno da bere.
Alessandra: Come minimo direi. In questa nuova saga fantasy, di cui il primo libro è uscito da pochissimo (ma sono già previste le prossime uscite anche in Italia a distanza di pochi mesi), Effie è la protagonista e viene cresciuta dal nonno, che all'inizio muore in circostanze misteriose. E il nonno ha un rapporto contraddittorio con la magia, perché si capisce che lui ha molto a che fare con essa, però si trattiene. Dice spesso a Effie: “tuo padre non vuole”, “a tua madre sono successe cose strane”, “non posso farlo”... Come vive questo rapporto? E come Effie rimane incuriosita da questo mistero?
Scarlett: All'inizio Griffin è un personaggio che ha molto a che fare con la magia, ma, anche se lui cerca di tenerla nascosta, le insegna solo determinate cose come il pensiero magico (che in realtà altro non è che il pensiero logico, laterale), ma le insegna anche alcune lingue magiche. E poi c'è questa organizzazione che si chiama la Gilda degli Artigiani che controlla la magia e vuole evitare che venga insegnata ai bambini tranne che in determinate circostanze. Diciamo che c'è molta burocrazia che lo vincola.
Alessandra: Ci sono delle regole e delle persone che si oppongono. Ci sono dei cattivi come in tutti i fantasy, personaggi che usano la magia solo come forma di potere e manipolazione. Quello che possiamo dire è che tutto inizia in un luogo particolare, l'Accademia Tusitala per Ragazzi Problematici, Dotati e Bizzarri. In quale categoria rientra Effie?
Scarlett: Sicuramente in quella dei bizzarri. La scuola è magica, ma è tutto molto segreto. Non è come Hogwarts dove insegnano a tutti la magia. Qui ci sono bambini che usano la magia, altri che si comportano male, altri che sono intelligenti... La magia qui è molto più complessa.
Alessandra: Abbiamo già accennato all'evento del Terramoto, tu lo descrivi così:
Nel Paese in cui viveva Effie, dormivano quasi tutti quando il terramoto si era scatenato, alle tre del mattino. Ma in posti lontani le scuole erano state evacuate e i voli cancellati. La scossa era durata sette minuti e mezzo, che non è certo poco se si pensa che i terremoti normali finiscono in pochi secondi. I pesci erano volati fuori dall’acqua, gli alberi si erano staccati dal suolo come piantine dal vaso e in diversi luoghi erano piovute rane dal cielo. Non si sa come, ma nessuno era rimasto ucciso.
Nessuno a parte sua madre.
Forse.
Questo è uno dei misteri. Questo Terramoto ha provocato uno scombussolamento nella popolazione, perché li ha fatti tornare, dal punto di vista della tecnologia, venticinque-trent'anni indietro. Non c'è più internet né cellulari. Li conoscevano, ma ora non possono più usarli. Come te lo sei immaginato questo mondo post-terramoto?
Scarlett: Lo immagino come un mondo futuro ma che torna indietro, simile al 1990/1992, che è l'ultimo periodo in cui la tecnologia era per me comprensibile. Poi non sono più riuscita a capirla. E poi andremo ancora più indietro a mano a mano che la scrittura procederà.
Alessandra: C'è da dire che alcuni scrittori preferiscono ambientare i loro romanzi in epoche non tecnologiche perché questo permette loro di usare la fantasia e far fare molte cose ai loro personaggi. Per realizzare un libro in cui era presente la magia, era necessario togliere la tecnologia come internet?
Scarlett: Sì, penso di sì. Se io facessi un'istantanea della tecnologia in questo momento, presto non sarà più al passo con i tempi. E questo penso che valga per tutti gli scrittori che, se scrivono qualcosa oggi, fra 5 anni non sarà più valido. Per qualsiasi scrittore di fantasy è necessario liberarsi di internet, liberarsi dei genitori, cosicché la storia possa partire.
Alessandra: Due sono i pilastri del romanzo: uno è la magia, e l'altra sono i libri. C'è un grandissimo amore per i libri. Allora, c'è questo nonno che ha una grande e meravigliosa libreria, ma è subito molto severo con la nipote: “se prendi un libro poi lo rimetti a posto, non puoi leggerne più di uno alla volta, non puoi portarli fuori di qui”... si capisce che questi libri hanno un significato particolare. E, quando muore, i suoi 500 libri, o meglio 499, vengono portati via. Effie ne soffre moltissimo perché è l'eredità di suo nonno. Perché hai voluto mettere in questo fantasy questo forte amore per i libri? E i libri sono amati ma sono anche molto potenti, questo lo anticipiamo.
Scarlett: Io credo che i libri siano in assoluto la tecnologia che più mi piace, il più potente esperimento magico che si possa fare nella realtà. Perché lo scrittore mette questi segni neri sulla pagina e questi colpiscono il lettore, la sua mente, la sua immaginazione e diventano immagini, ma soprattutto si possono trasformare in azioni, buone o cattive. Io credo che i libri abbiano un potere enorme e questa è una cosa che continuo ad affrontare nei miei libri, come in “Che fine ha fatto ha fatto Mr. Y?” c'è un libro maledetto che chi lo legge muore, in una maniera strana e complessa. Ne “Il nostro tragico universo” c'è il potere dei libri e credo che sia un argomento che non si esaurisce mai.
Alessandra: Ma i libri di cui parla Scarlett sono magici in maniera un po' più pesante. Scrivi: Quando sei l'ultimo lettore di un libro, succedono cose strane.
Ad un certo punto Effie cade nel libro come Alice nel Paese della Meraviglie e si trova in una realtà bizzarra. Hai tratto ispirazione da qualcosa per scrivere l'Altrove?
Scarlett: Devo dire che l'ispirazione per questo Altrove, (ma anche per gli altri mondi che ho creato: il Reale simile al nostro, ma anche il Sottomondo in cui c'è l'inconscio), deriva da moltissimi libri. Suppongo che qualsiasi cosa che abbia letto abbia contribuito alla creazione di questo libro.
Alessandra: Qui la magia ha un costo, si acquisisce una certa energia magica e la si perde quando si fa qualcosa. E poi ci sono delle caratteristiche intrinseche che non si possono imparare. Effie ad esempio eredita degli oggetti (un anello, una spada, un paio di occhiali) che funzionano solo con determinate persone e non con altre. Come funziona questo meccanismo?
Scarlett: Ho sviluppato un intero sistema partendo dal presupposto che ognuno è bravo in qualcosa, ognuno ha un'abilità speciale. Qualcuno può essere pessimo nella maggior parte delle cose, ma essere molto bravo in una in particolare. Ho sviluppato questi 19 Kharacters (guerriero, strega, studioso, mago, eroe, ecc...), anche con diverse combinazioni. Questi oggetti magici funzionano solo con le persone che sono predisposte, lo capisci subito se è l'oggetto fatto apposta per te.
Alessandra: Io adesso metto sul tavolo un anello, le lenti della conoscenza [occhiali da sole] e una spada [di polistirolo]. Vorrei che scegliessi quello che ti si addice di più e che cosa ci faresti.
Scarlett: Interessante. [prende la spada] Il problema con questa è che funziona solo con le persone magiche di polistirolo, quindi non ci serve. Gli occhiali da sole della conoscenza. Con questi posso sapere tutto su quello che ho attorno, che sono in un castello molto antico... Purtroppo me lo dicono in italiano e io non lo capisco. L'anello. Spero non si incastri altrimenti dovrò restare qui per sempre. Questo non è l'anello di Effie. È un anello da strega: con questo posso parlare agli animali, potrei con esso fare un incantesimo, l'incantesimo delle ombre con cui potrei far sparire tutti nell'oscurità.
Alessandra: Ora devo fare dei salti logici perché altrimenti racconto troppo. C'è questo drago con cui Effie si ritrova ad affrontarsi. Questo drago mangia delle ragazze carine e ammodo che fanno dei provini per essere scelte da lui. In questa immagine hai voluto mettere una critica all'estrema attenzione all'estetica?
Scarlett: Ovviamente c'è una critica. Volevo esplorare questa idea in un modo giocoso, essere un po' satirica per far pensare i lettori.
Al termine dell'incontro, Scarlett Thomas legge l'incipit del romanzo per poi iniziare il firmacopie.
Un'esperienza davvero interessante che ha svelato molti retroscena di questo libro che, nonostante il target giovanile, è apprezzabilissimo anche dagli adulti e che nasconde molteplici aspetti e chiavi di lettura.
Scarlett Thomas
È nata a Londra nel 1972. Insegna scrittura creativa presso la University of Kent e collabora con diverse testate giornalistiche. Nel 2001 l’«Independent on Sunday» l’ha segnalata tra i venti migliori giovani scrittori inglesi. È stata candidata al premio Orange e al South African Boeke Prize e i suoi libri sono stati tradotti in più di venti lingue. La Newton Compton ha pubblicato Che fine ha fatto Mr Y.; PopCo; L’isola dei segreti; Il nostro tragico universo; Il giro più pazzo del mondo e Il messaggio segreto delle foglie, tutti accolti con grande favore dal pubblico e dalla critica.
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