Recensione: Il filo che ci unisce di Robin Benway

Il filo che ci unisce
di Robin Benway

Trama 
Non avere fratelli o sorelle non è poi tanto male. È così che l'ha sempre pensata Grace, figlia adottiva di una famiglia benestante. Ma quando al secondo anno di liceo capisce di essere incinta, Grace deve mettere in discussione tutte le sue certezze. Dare in adozione la bambina che sta crescendo dentro di lei è la scelta più difficile che abbia mai fatto, e all'improvviso sente il bisogno di saperne di più. Sulla sua storia, sulla sua vera madre. Scopre così di non essere affatto figlia unica. Come un uragano nella sua vita arrivano una sorella e un fratello. Maya, che ha i capelli scuri in una casa dove tutti li hanno rossi, che ha vissuto come un'aliena in un pianeta straniero, alla ricerca di sé e di un luogo dove non sentirsi fuori posto. E Joaquin, che ha passato tutta la vita in affido e ha imparato a difendersi dall'affetto degli altri, con la consapevolezza che le promesse sono in realtà foglie trascinate dal vento. "Il filo che ci unisce" è un romanzo che parla del significato della famiglia - quella in cui nasci e quella che trovi - e dell'amore vero, che va al di là del tempo, della distanza e dei legami di sangue.

La mia opinione


Uno dei motivi per cui Grace aveva rinunciato a Pesca era che non voleva che la sua vita si fermasse (“sei così giovane" avevano implorato ripetutamente i suoi genitori), ma nessuno le aveva detto che la sua vita si sarebbe fermata lo stesso, che sarebbe rimasta intrappolata nell’ambra della gravidanza, di Pesca, mentre il resto del mondo continuava a cambiare intorno a lei.


Il filo che ci unisce racconta la storia di tre adolescenti che non si conoscono, anche se dovrebbero, e di come la nascita di un figlio abbia conseguenze su più fronti, soprattutto su quelli inaspettati.
Grace, figlia adottiva di un'amorevole famiglia, prima della nascita di Pesca -così chiama lei la sua bambina, anche se sua non lo è più- non aveva mai manifestato grande curiosità rispetto alla propria madre biologica. Le difficoltà legate alla scelta della miglior famiglia possibile per la sua piccola, le paure per doverla affidare a degli sconosciuti, il dolore per la separazione e il senso di assenza, fanno sì che Grace inizi un percorso che la porterà a scoprire chi e perché l'ha data in adozione. 


“Sapeva di non poter tornare indietro, ma lì nella sua stanza in disordine, con una mano sullo stomaco come per tener ferma Pesca, capì anche che non sapeva di preciso come andare avanti".


È perciò per ripartire da sé che Grace intraprende questo viaggio di scoperta. Incontrerà così Maya, sua sorella, ragazza dai capelli scuri tra persone dai capelli rossi e bassa in mezzo ad alti. Adottata da una ricca famiglia potrebbe condurre una vita rasente la perfezione, invece i problemi tra i genitori, quelli della madre e le difficoltà con la sorella che vive con lei la porteranno a chiudersi, allontanando chi invece vorrebbe solo poterle stare accanto. Insieme conosceranno Joaquin, il fratello, bloccato da sempre nell’intricato sistema degli affidi, che non si è mai sentito “giusto" e che è spaventato dall'idea di sentircisi, quando ne ha l'occasione. 
Grace e i suoi fratelli attraverso paure, difficoltà, confronti, passi avanti e corse all’indietro otterranno nuove consapevolezze e conosceranno una nuova forza data dal loro essere famiglia, ma soprattutto dall'aver scelto di esserlo.

“Grace non aveva mai pensato che ricominciare a respirare potesse essere così bello"

È un libro molto carino che in alcuni passaggi mi ha fatta commuovere. Ho però faticato a ritrovarmici per la distanza anagrafica tra me e i protagonisti: giustamente affrontano le situazioni che si presentano loro come le potrebbero affrontare degli adolescenti e io e i miei trent’anni ci ritroviamo poco.

Punto di vista: narratore esterno
Sensualità: assente
Caratteristiche: a tratti emozionante
Stile narrativo: scorrevole
Tipo di finale: conclusivo




Si ringrazia la casa editrice De Agostini per aver  fornito la copia ARC del romanzo

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