Recensione: Shadowsong di S. Jae-Jones

Shadowsong
di S. Jae-Jones
(Wintersong #2)

Trama
Sei mesi dopo essere riemersa dal Sottosuolo, Liesl si sta impegnando per promuovere, oltre alla carriera musicale del fratello, anche la propria. È determinata a concentrarsi sul futuro, senza pensare al passato, ma la vita nel mondo di sopra non è semplice. Suo fratello Josef è freddo, distante e riservato, mentre Liesl non riesce a smettere di pensare all’uomo misterioso che ha dovuto abbandonare oltre la barriera magica, colui che ha saputo ispirarle nel cuore una musica struggente e bellissima. Ma quando l’equilibrio tra i due mondi all’improvviso comincia a vacillare, Liesl dovrà fare ritorno nel Sottosuolo per risolvere un mistero che riguarda la vita, la morte… e il suo amato Re dei Goblin. Chi è? Da dove viene? Qual è il suo destino? Ora che il patto è stato infranto, il prezzo da pagare è altissimo: una vita per una vita. Se Liesl vuole davvero scoprire la verità, dovrà infrangere tutte le antiche leggi e sacrificarsi in nome di ciò che ama. Ma compiere questa scelta la renderà libera una volta per tutte o la condannerà per sempre?


La mia opinione


Ok, probabilmente questa recensione sarà impopolare, ma devo ammettere che leggere Shadowsong è stata… un’agonia.
Vorrei poter iniziare descrivendovi la trama, ma questo libro ne è esente. Essenzialmente abbiamo Liesl che si lamenta e piange a casa nel primo terzo del romanzo e Liesl che si lamenta e piange a Vienna nel resto. Interessante, vero? No.
Mentre in Wintersong, per quanto fosse lento anch’esso, c’era una specie di linea conduttrice che legava insieme le pagine del racconto, qui si è provato a trascinare lo stesso filo anche nel nuovo, fallendo miseramente, almeno secondo la mia opinione.
In Shadowsong, abbiamo finalmente l’onore di conoscere il fratello tanto osannato da Liesl, Sepp, e forse era meglio che non lo avessimo fatto, visto che risulta essere un coglione egoista, perdonatemi il francesismo. Probabilmente vi chiederete che fine invece abbia fatto Kathe. Beh, questa è una bella domanda visto che il suo contributo a questo romanzo è pari a quello di un cespuglio in un giardino all’italiana.
Le scarse apparizioni del Re dei Goblin in stile New Moon non sono servite ad alzare il mio entusiasmo per questo romanzo, anzi, per un bel po’, data la scomparsa, fino alle ultime pagine praticamente, di uno dei personaggi principali, ho perfino pensato che lo stronzo Sepp fosse insensatamente la forma umana del Re dei Goblin. Per fortuna, non è stato così.
Mi dispiace, perché vorrei sul serio poter scrivere di più al riguardo o almeno aggiungere qualcosa di positivo su questa lettura, ma devo ammettere che faccio già fatica a ricordarmi gli eventi principali, da quanto emozionanti sono stati, e ho finito di leggerlo neanche tre giorni fa.
Sono certa che molte persone riusciranno a cogliere la stessa bellezza in questo libro che hanno trovato nel precedente. Sono veramente dispiaciuta di non esserci riuscita io, anche perché Wintersong l’avevo trovato carino ed intrigante, aggettivi che non si potrebbero neanche avvicinare a descrivere questo. 

- Punto di vista: prima persona, terza persona
- Sensualità: glaciale
- Caratteristiche: scialbo, piatto
- Stile narrativo: lento
- Tipo di finale: conclusivo, soddisfacente (?)

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