Recensione: Storm at Keizer Manor di Ramcy Diek

Storm at Keizer Manor 
di Ramcy Diek

Editore: Dunwich Edizioni 
Data di uscita: 27/06/2019

Trama
Mentre Forrest, appena laureato, cerca di trovare un impiego, Annet lavora al Keizer Manor, il museo in cui sono esposte le opere del pittore del diciannovesimo secolo Alexander Keizer.
Dopo una lite, la coppia si inoltra tra le dune per chiarirsi. Ma delle nubi oscurano il cielo e il beltempo si trasforma in un temporale così violento che i due si separano.
La mattina dopo, Forrest si ritrova da solo. Così come Annet.

Quando riprende conoscenza in un monastero, Annet è convinta che le suore le stiano giocando uno scherzo. Non può essere l’Ottocento! È una donna incinta del ventunesimo secolo e non dovrebbe trovarsi lì. Come farà a tornare nella sua epoca?

La mia opinione

Storm at Keizer Manor è un fantasy sui viaggi nel tempo un po’ in stile “La straniera” della Gabaldon, senza purtroppo l’ambientazione scozzese o Jamie Fraiser.
L’idea della storia mi è piaciuta molto. Una ragazza incinta, Annet, si perde in una tempesta e dopo giorni si risveglia in un convento nel milleottocento. Lì, conosce Alex Keizer, il pittore di cui ha sempre ammirato i quadri, che con riluttanza la aiuta ad adattarsi alla sua nuova vita. Ovviamente, questo è un riassunto molto semplicistico, ma in questo caso, credo sia meglio che il resto della trama lo scopriate un po’ alla volta voi.
Il mio problema maggiore con questo romanzo è stata Annet. Lei era a tratti insopportabile e non perché fosse un’eroina forte e caparbia che potrebbe smuovere il movimento femminista anche adesso, ma perché, dopo aver accettato mentalmente di essere finita due secoli prima, quando va in città, non solo si veste da uomo (cosa già inconcepibile di per sé), ed è scalza, ma si comporta come se stesse andando al mercato nel suo paesino dove conosce tutti, aspettandosi che reagiscano normalmente e non la additino come una poco di buono, anche considerando di essere incinta e non sposata, cosa purtroppo inconcepibile per quell’epoca. E questo è solo un esempio di comportamento di questo tipo.
Poi, non si sa perché, sembra che qui i paradossi non esistano per nulla. Annet sbandiera ai quattro venti delle invenzioni future o delle morti imminenti come se stesse parlando di previsioni del tempo. Queste cose mi hanno lasciato un po’ confusa.
Alex, invece, è dotato di un’infinita pazienza. Veramente. Tra suo padre, suo fratello e pure Annet, non riesco a credere non sia ancora esploso. Su di lui si capiscono molte cose, come il perché abbia un’autostima pessima per quanto riguarda le sue opere e perché preferisca nascondersi nel suo capanno quando dipinge. Secondo me, lui vince il premio come miglior personaggio di questo romanzo. È quello che mi ha fatto andare avanti nella lettura.
Forrest, il poverino che è rimasto nel presente, è il terzo punto di vista che ci viene presentato in Storm at Keizer Manor. La sua presenza ha contribuito a ricordare che questo romanzo non fosse solo uno storico ma più un fantasy, ma era davvero necessaria? Per me no.
Uno dei punti che mi è piaciuto è il modo in cui i due mondi vengono a connettersi tra di loro. Ad essere del tutto onesti, avrei preferito un maggiore incastro o un maggiore sviluppo di questo punto, soprattutto da parte di Forrest. Cioè, visto che esiste come personaggio principale, almeno che venga sfruttato bene.
Nel totale darei tre stelle a questo romanzo e lo consiglierei alle amanti dei romanzi del genere time travel, che sono curiose di vedere una protagonista non adolescente. Una piccola parentesi vorrei spenderla sulla copertina, che trovo stupenda, molto ben scelta.


- Punto di vista: terza persona, tre POV
- Sensualità: media, qualche scena un po’ più spinta
- Caratteristiche: intrigante, coinvolgente, particolare
- Stile narrativo: scorrevole
- Tipo di finale: conclusivo




1 commento

  1. Lo sto leggendo e non sono nemmeno a metà libro, ma già condivido in pieno la tua opinione...

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