Recensione: L’unica cosa al mondo di L.A. Fiore



L’unica cosa al mondo
di L.A. Fiore

Trama
Ember Walsh sogna di fare la scrittrice e nel frattempo si guadagna da vivere lavorando come cameriera presso un noto ristorante di New York. La sua vita è monotona e rassicurante, dopo lo Stro**o (come lei chiama il suo ex) non muore dalla voglia di conoscere qualcuno, ma il destino ha altri piani.
All’apparenza Trace Montgomery è il tipico cattivo ragazzo: muscoloso, tatuato, sempre pronto a combattere e molto intenso. In pochi sanno cosa cela il suo passato, ma Ember potrebbe essere la chiave per salvare l’anima di chi si ritiene il dio del proprio inferno personale.
Ember e Trace vedranno le loro vite sconvolte dall’inaspettato sentimento fra di loro, ma quanto amore servirà per superare tutti gli ostacoli creati dai demoni del passato? Quando grandi rivelazioni saranno fatte, il cuore di entrambi subirà dei forti colpi. Così forti da distruggere delle vite e da crearne di nuove.

La mia opinione

Eccoci. Mi tocca fare una cosa che odio, ovvero scrivere una recensione negativa. Non mi piace mai criticare un romanzo, ma mentire non è proprio parte delle mie doti e non è per fare ciò che sono qui. Partendo dal presupposto che NON sono un’esperta e che parlo da profana, da semplice lettrice di romanzi per passione e non per professione, vado a spiegare il perché della mia bassa valutazione (la più bassa mai data fino ad ora, per quanto riguarda la mia presenza sul blog).
Anzitutto, vorrei precisare che 1 stella, per il sistema Goodreads, equivale a “I didn’t like it” (non mi è piaciuto), non è una critica letteraria, è un’opinione personale e voi potete essere d’accordo o meno (sentitevi liber* di commentare la recensione). 2 stelle invece equivalgono a “It was okay” (andava bene), che a casa mia è un modo carino per dire che una cosa non ti è piaciuta, ma che del buono c’era. Da qui la mia valutazione di 1.5. L’autrice ha chiaramente della stoffa, gli intrighi da lei creati e gradualmente svelati nel corso del romanzo rendono chiaro che abbia fantasia e creatività da vendere. Questo fattore, insieme alla rappresentazione di un’amicizia uomo-donna che rimane tale (che concetto!), è l’unico “qualcosa di buono” di questo romanzo, perché per il resto, mi dispiace dirlo, ma non ci siamo.
Partiamo da Ember. Tipica ragazza timida, insicura, si vede bruttina mentre per gli altri è una meraviglia bla bla bla... Insomma, il copione lo conoscete. Mentre sogna di fare la scrittrice convive con la sua migliore amica dai tempi dell’infanzia che magicamente nel corso di 6 capitoli diventa una str**za mondiale dopo essersi invaghita di Todd (giovanotto col vizio del gioco d’azzardo e dell’essere un uomo di me**a). Più volte i suoi comportamenti nei confronti di Trace mi hanno fatta davvero arrabbiare, dal mio punto di vista infatti ha dimostrato solo di non avere il minimo rispetto per se stessa. Va bene che è un romanzo, va bene che non deve essere realistico, va bene che non è un manuale per relazioni sane e durature, va bene che non tutti i romanzi debbano essere femministi, ma certe scene e battute sono risultate davvero assurde e senza senso e la relazione con Trace ha urlato “SONO TOSSICA” sin dall’inizio, per quanto mi riguarda.
Trace. Trace, Trace, Trace. Non so quante volte il suo nome appaia in questo romanzo. Sicuramente troppe. È un chiodo fisso, santo cielo. Abbiamo capito che ha problemi col passato, ma penso il suo nome se lo ricordi senza ripeterglielo 300 volte al giorno. Personaggio bizzarro, Trace. Cattivo ragazzo, pugile dilettantista, imprenditore segreto, amante fenomenale, poligamo on-and-off e violento, ma mai nei confronti di Ember (o almeno non fisicamente, per la mia sensibilità certi suoi comportamenti sono stati abusi psicologici belli e buoni, poi vendetemela come bugia per proteggere Ember, ma io giudico per ciò che vedo). La tratta come una pezza da piedi e come una regina a intermittenza, dopo che lei se ne va infatti (e alla buon’ora) lui improvvisamente cambia. Decide di aprirsi per quanto riguarda il suo passato difficile, la accoglie nella sua vita come mai prima, le fa conoscere persino la sua adorata sorella. Una sorta di sindrome alla Christian Grey, la “ho-bisogno-che-mi-lasci-perché-io-capisca-quanto-ti-voglio-ite”.
Fino a qui niente di troppo strano, molti cliché (ma che ci vuoi fare), poco femminismo e un filo di tossicità a fare da ciliegina sulla torta, cose che, ahimè, si trovano in molti libri. Il mio vero problema con questo romanzo è che non ha una forma definita. Mi spiego meglio. I tratti tossici della relazione fra i due protagonisti potrebbero avere senso in un romanzo dark o a tema mafioso, ma questo testo non ricade nella categoria. Gli intrighi e le indagini che caratterizzano la parte finale del romanzo lo potrebbero far rientrare nella categoria romantic suspense, ma, visto che tutto ciò nasce in seguito e indipendentemente dalla storia d’amore fra i due, tecnicamente non si tratta nemmeno di quello. A complicare e rendere davvero difficile apprezzare questo romanzo è poi la cronologia. Le cose si muovono troppo velocemente, inaspettatamente, senza indizi che possano coinvolgere davvero il lettore. Troppe linee della trama si intrecciano fra di loro e spesso il testo manca di cura ai dettagli (vedi il padre di Ember che da Filadelfia si trasferisce magicamente a New York ed è sempre a una telefonata di distanza per accorrere in aiuto della figlia e del futuro genero).
Non mi prolungherò oltre. Per riassumere, il materiale c’è ma, a mio parere perlomeno, è posto nell’ordine e negli incastri sbagliati. Gli stessi elementi (cronologia troppo rapida, tratti tipici di relazioni tossiche) si riscontrano in altri testi, in cui però vengono gestiti in maniera nettamente migliore e per questo concedo il beneficio del dubbio a questa autrice. Ma nulla più di esso. Chiamatemi bacchettona, ma questa sezione si intitola “La mia opinione” e a dire le bugie non sono proprio capace. Ovviamente se non la pensate come me, fatemelo sapere. Sono sempre pronta a cambiare idea quando mi si dimostra di avere torto.

Punto di vista: interno, unico (Ember) 
Sensualità: presente, esplicita
Caratteristiche: amore a prima vista, passato tormentato, segreti da svelare, romantic suspense
Stile narrativo: drammatico
Tipo di finale: chiuso, felice 
Voto: 1.5  stelle



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